Da una indagine dell’Istituto Piepoli circa il 30% dei consumatori italiani ha cambiato le proprie abitudini di acquisto e di utilizzo dell’olio a seguito dell’impennata dei prezzi dell’ultimo anno.
di Domizia Di Crocco
Nel dettaglio ,il 47% ha diminuito acquisto e consumo del 30%, il 40% lo ha dimezzato e il 45% ha cambiato le proprie abitudini alimentari, utilizzando per la cottura e il condimento olio di semi.
Il risultato di tante statistiche è la fuga dall’olio che, già nei prossimi anni, potrebbe portare a ridurre i consumi di un ulteriore 40%.
Il prezzo medio dell’olio extravergine d’oliva, arrivato già nell’ultimo anno a livelli record, sembra destinato a salire ancora.
Gli effetti della crisi climatica sono stati devastanti per il settore: siccità e alte temperature hanno infatti messo a dura prova gli uliveti nazionali, portando a una profonda crisi di uno dei prodotti simbolo del made in Italy.
La crisi non riguarda soltanto l’Italia, fra i primi tre maggiori consumatori di extravergine di oliva al mondo con circa 480 milioni di chili annui, ma si estende a livello internazionale: una serie di variabili sta spingendo il comparto a considerare l’idea di trasformare l’olio d’oliva in un prodotto stagionale, al pari di altri prodotti dell’ortofrutta.( agricoltura, crisi climatica ed economia)
Nel merito delle tematiche da trattare saranno approfondite nel Cibus Lab del prossimo 8 marzo, in programma al Teatro Traetta di Bitonto (BA), con il seminario “Olio di oliva al cambio epocale, come cambiano le relazioni tra produzione, retailer e consumatore.
Un’iniziativa nata dalla storica partnership tra Cibus Parma, Tuttofood Milano e la rivista on line di settore Gdonews e che ha coinvolto Unifol (Unione delle famiglie olearie), con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna.