SERAVEZZA (martedì 18 giugno 2024) – Ricorre domani (19 giugno) il 28esimo anniversario dell’alluvione che colpì il territorio seravezzino nel 1996.
di Beatrice Amadei
Domani, alle 13.45, a Cardoso e, alle 19.55, a Marzocchino (dove, davanti alla scuola elementare, verrà posta una corona in ricordo di Valeria Guidi il cui corpo non è stato mai più ritrovato), sono previste celebrazioni in memoria.
In quei tragici giorni, ad essere impiegato in prima linea nei soccorsi fu l’odierno e allora sindaco Lorenzo Alessandrini che, grazie a felici intuizioni, riuscì a salvare molte vite, di quanti erano diretti verso lo stazzemese.
“Essere sindaco oggi ed esserlo stato anche quel 19 giugno 1996 produce in me inevitabilmente un vortice di sensazioni e di riflessioni – ricorda Alessandrini – A ormai quasi trenta anni di distanza, l’anniversario dell’alluvione del 19 giugno 1996 mi fa tornare alla memoria una giornata infausta di paura e di parossismo, e tiene dunque accesa una malinconia di fondo legata al ricordo della perdita dolorosa di tanti nostri cittadini. Dal punto di vista della responsabilità e del ruolo di ciascuno, quell’esperienza, per quanto possibile, deve essere di insegnamento per il futuro. Dobbiamo tutti impegnarci a fondo affinché la consapevolezza dei problemi che acquisimmo tutti insieme quel giorno, si trasformi in riflessione culturale e in energia propositiva. La memoria del dolore deve dunque accompagnarsi alla memoria degli eventi, che fornisce una serie di saperi provenienti dal territorio, di acquisizioni tecniche e di nuove attitudini e abilità per conoscere, rispettare, curare maggiormente il territorio.
Il contributo testimoniale di tutti coloro che subirono l’evento, così come quello di coloro che sull’evento intervennero in soccorso, non deve venir stemperato o annacquato dal tempo che passa e dal ricambio generazionale perché l’esperienza vissuta in quelle ore ci ha lasciato molti insegnamenti basilari per la prevenzione di nuovi disastri e per la sicurezza dei nostri versanti e del nostro sistema idrografico: il ruolo del castagneto abbandonato, le opere di regimazione delle acque sulle aste fluviali principali e su quelle secondarie, la convivenza con un clima assai peculiare. Dobbiamo farne tesoro.
Sappiamo tutti che la pubblica amministrazione da sola non può far fronte in modo esaustivo a questo diffuso e costoso impegno di mitigazione del rischio – conclude Alessandrini – e che la differenza tra un territorio pericoloso e uno più protetto deriva proprio dal poter contare anche sul presidio abitativo in collina e sulla cura delle proprietà private, particolarmente nei versanti e sulle sponde dei canali. Tutti questi elementi devono ricordarci che in Versilia non è mai permesso abbassare la guardia, neppure quando splende il sole. Del resto quel 19 luglio, mentre sulla costa i turisti stavano tranquillamente sulla spiaggia, nell’immediato entroterra, a pochi chilometri, si viveva un dramma infinito.“
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